Peste suina, il divieto di andare nei boschi è inaccettabile – Comunicato congiunto

Peste suina, il divieto di andare nei boschi è inaccettabile – Comunicato congiunto

Divieto di frequentazione dei boschi e dei sentieri a causa della peste suina: un provvedimento inaccettabile. Comunicato stampa congiunto di Reti e Associazioni


Lo scorso 13 gennaio il ministro della Salute e il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, nell’ambito delle misure disposte per contrastare la diffusione della peste suina africana che ha colpito diversi esemplari di cinghiali, hanno individuato con una ordinanza una zona che, oltre a diversi comuni della Liguria, comprende 78 comuni del basso Piemonte (tra di essi i territori della val Borbera e della val Curone, della val Lemme e dell’Alto Monferrato Ovadese), zona nella quale, per una durata di sei mesi, è stato stabilito un divieto assoluto non solo per l’attività venatoria, ma anche per “la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, comportino un rischio per la diffusione della malattia. “.

Andare nei boschi e frequentare la natura per gli esseri umani è di vitale importanza. Non si parla di “sola” ricreazione, soprattutto in questo momento storico caratterizzato da restrizioni e obblighi che già gravano in maniera importante sulle nostre vite. E, per quanto riguarda l’attività di escursionismo, in aggiunta all’ingente danno per gli operatori dei settori interessati dalle attività all’aperto, l’ordinanza impedisce del tutto, e per un periodo di tempo lunghissimo, la fruizione degli ambienti naturali ad una intera popolazione che, specie in questi tempi di pandemia e restrizione, trova proprio nella frequentazione dell’ambiente naturale non solo il giusto sfogo ai disagi psico-fisci, ma anche un efficace modo per salvaguardarsi dalla forte contagiosità della nuova variante Covid. Molte persone che vengono da fuori, soprattutto nei weekend, scelgono la Val Borbera e le valli appenniniche come destinazione ideale proprio perché sanno di poter trovare un territorio di pace e tranquillità, di autenticità, di elevata naturalità, utile anche per ritrovare benessere ed equilibrio. 

Ricordiamo che la peste suina non è dannosa né per l’uomo né per altri animali domestici o selvatici. La criticità di questa forma epidemica non è dunque prioritariamente legata, come nel caso del Covid, a motivi di salute pubblica (il che potrebbe in qualche misura giustificare un approccio simile a quello di cui parliamo): deriva piuttosto dal rischio che il propagarsi della malattia comprometta in modo grave una importante filiera economica (con tutte le implicazioni in termini occupazionali ecc.), quella suinicola. Interessi sicuramente da tutelare ma intervenendo prioritariamente sulla popolazione di cinghiali (unica al momento ad essere infetta nonché certo veicolo), sulla prevenzione e controllo negli allevamenti domestici e nella filiera, per impedire che il virus si diffonda in questi ambiti.

Chi cammina o va in bici lo fa seguendo sentieri prestabiliti, non gira nei boschi senza un criterio. La possibilità che questa forma di presenza umana determini l’allontanamento o lo spostamento di gruppi di animali selvatici (elevatissima invece nella pratica venatoria della braccata) è quindi piuttosto remota. La frequentazione umana degli ambienti naturali è una parte minoritaria del problema rispetto alla veicolazione dovuta ad altre specie selvatiche (anche le zecche possono trasmettere il virus) e il blocco nei modi previsti dall’ordinanza ministeriale avrebbe dunque effetti ben poco rilevanti sulla salvaguardia degli interessi della filiera dell’allevamento suino. Per contro, la chiusura delle attività di tipo escursionistico avrebbe conseguenze estremamente gravi, se non fatali, per un’altra filiera economica (non paragonabile forse dal punto di vista del giro di affari, ma di vitale importanza per i territori interni). Nei nostri territori appenninici, intere economie vivono in gran parte grazie alla pratica dell’escursionismo e del trekking, e sono già in estrema difficoltà a causa del Covid.

Considerato tutto ciò, l’interdizione disposta nei modi perentori ed assoluti espressi dall’ordinanza non è accettabile, e deve essere urgentemente rimodulata. Si adottino tutte le misure precauzionali necessarie (sanificazione delle suole, evitare di uscire dai sentieri segnati per non trovarsi in trottoi o insogli ecc.), ma non si vietino boschi e sentieri, la frequentazione dei quali da parte degli escursionisti potrebbe per altro contribuire ad arginare il fenomeno con la segnalazione tempestiva al personale addetto dell’eventuale presenza di carcasse.


FIRME

Cammino dei Ribelli

ComitatoTerritorio Quattro Province

Paradiso Val Borbera 

ANPI Valborbera Sezione Pinan

Associazione Albergatori e Ristoratori Val Borbera e Valle Spinti

Associazione Culturale Roba de Streije

Associazione Fondiaria Terre del Bossola

Associazione Ricreativa Culturale Cosola

BorberAmbiente

Boscopiano

Circolo Acli di Rocchetta Ligure

Circolo Acli di Vigo

Comitato Spontaneo di Bosio

Consorzio Miglioramento pascoli Cosola

Oro in Natura

Progetto Ambiente

Pro Loco Albera Ligure

Pro Loco Cabella Ligure

Pro Loco Cosola

Pro Loco Persi

Pro Loco Roccaforte Ligure

Pro Loco Rocchetta Ligure

Pro Loco Mongiardino Ligure

La Strada del Sale (Mercato biologico di Volpedo)

Valborbera NaturalMente 

Associazione Culturale Il Paese degli Spaventapasseri

Consorzio carne bovina all’erba del Giarolo, Panà, Ebro

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