Il racconto di Tania #1

Il racconto di Tania #1

Val Borbera – Il mio cammino dei ribelli (18-24 Agosto 2019): 130 km a piedi, 7 giorni tra i boschi e 7 notti in tenda. Da sola.

di Tania Holzer (LiberaMente Coaching)

Questa é la storia di un cocktail stupefacente. Dagli ingredienti imprevisti anche per me: pomodori, sudore, cerotti e caffè. Saluti, sorrisi e qualche pregiudizio ben radicato. Storie e racconti di vita. Borghi fantasma, abbandonati, nel cuore dei boschi. Borghi che combattono per evitare lo spopolamento. Decisioni personali difficili. Eco di passi sui sassi. Panorami e fatica da scoppiare in lacrime di commozione, quando dopo 9 ore di camminata ininterrotta, ho svoltato su un sentiero, la vegetazione si è diradata, e i colori della valle mi sono esplosi in faccia con una potenza da togliere il fiato. Questo era il secondo giorno, credo.

Partita domenica 18 Agosto alle 5.00 da Milano. Non ho dormito nulla, per l’agitazione. Avrò preso tutto? Sarò veramente in grado? E se mi succedesse qualcosa?
Alle 6.30, dopo avere abbandonato in macchina fornelletto e parte dei viveri causa peso eccessivo, ho indossato i miei 16 kg di zainone. Impugnati saldamente i miei (mai usati prima) bastoncini, ho inviato a tutti il selfie d’ordinanza e mosso il primo passo da Arquata Scrivia cercando di decifrare le indicazioni del GPS.

“Lei é la camminatrice, sta facendo 130 km da sola, dorme in tenda”…si davano di gomito le persone della valle. Quelle che già sapevanoper merito dei social, o che commentavano le mie risposte alla domanda su dove stessi andando, sola e così carica.

Camminatrice. Io “non sono” una camminatrice, pensavo.
Quanta potenza contiene il pensiero su “ciò che sono” e “ciò che non sono”? Se pensi di essere un camminatore è “normale” decidere di andare a camminare in montagna nel tuo tempo libero. È lecito. Comprensibile. Non va spiegato granché. Né a te né agli altri.
Ma se “non pensi di esserlo”, tu non sai se ce la farai (o meglio, io sapevo che ce l’avrei fatta in qualche modo, solo non sapevo come), e non sai (o non vuoi) spiegare neppure perché vuoi provare a farlo a chi te lo chiede. Non sei preparata. 
E se per giunta sei donna, magari mamma, con una qualche posizione professionale nella grande metropoli lombarda..beh, devi pure avere una motivazione. Una seria.
Secondo qualcuno, tra quelli che che ho incontrato, “sono coraggiosa” (che a volte è suonato più come “un po’ incosciente”). 
Io “non sono” coraggiosa. Semmai ho preso una decisione che qualcuno definirebbe coraggiosa, quando ho messo in discussione le convinzioni di cui sopra: quando ho deciso definitivamente di partire.

“Ma non hai paura”? In effetti si. Anche se rispondevo sempre con grande ostentata sicurezza un sonoro “e di che cosa”? Come se ammettere la mia paura significasse ammettere anche le loro incertezze, farle mie. 
“Ma come, non hai sentito di quel Francese che é morto dieci giorni fa”? “Ma non lo sai che in questi boschi ci sono lupi, tassi e cinghiali”? “E poi i telefoni non prendono”.
Un po’ di ansia da disconnessione l’ho avuta, in effetti. Soprattutto per la paura di non riuscire a sentire la mia bimba, o esserci prontamente in caso di necessità, come sempre é stato del resto.
Poi ho scoperto che il mondo va avanti ugualmente anche se io non sono sempre disponibile o pronta a intervenire. 
Che scoperta. Che rivoluzione per me!

Questa Val Borbera però mi ha regalato ben più di una scoperta. Tra le più significative:

1) I ragni dei boschi Emiliano/ Ligure/ Piemontesi governano le imprese edili più prolifiche del nord Italia e costruiscono ragnatele multistrato resistentissime, sempre tra i 135 cm (il mio mento) e i 160 cm di altezza (la punta più alta del mio ciuffo).

2) Le chiese di montagna segnalano le mezz’ore con un rintocco, ma suonano le ore con dovizia di particolari, al punto che aggiungono un doppio rintocco a distanza di due minuti (nel caso ci si fosse distratti), anche di notte.

3) Se qualcuno si é preoccupato di lasciare delle istruzioni per i passaggi difficili del cammino, forse é perché vanno seguite. E se invece faccio di testa mia, é probabile che poi mi trovi a dover lanciare lo zaino da un’altura e farmela a ritroso tutta di chiappe perché ho scalato la parete sbagliata. Posterei le foto dei lividi e lesioni risultanti, ma tutelo la sensibilità degli occhi innocenti di eventuali bimbi (e non).

4) Alcune chiese di montagna sollecitano i fedeli ad intraprendere le attività della giornata suonando l’Ave Maria, alle sei del mattino. Ma il gallo se ne fotte e comincia a cantare alle tre e mezza.

5) In caso di emergenza e in mancanza di prodotti topici disponibili sul mercato, posso produrre una poltiglia di ptaedelaeis leviosa e farmi un impacco trattenuto sulle lesioni con foglie di tiglio.
(…no, questa é una caxxata appositamente studiata per la mia amica Federica che mi crede la Bear Grylls Di Bareggio). Però è vero che..

6) Lungo tutto il cammino ho attraversato più di 30 borghi e paesi, ma solo in due di questi era presente una farmacia (seconda e terza tappa) – nel mio caso è stato provvidenziale far scorta di cerotti o saper razionare (= origami creativi) quelli disponibili. Eppure, può capitare di entrare in due giorni diversi nelle due farmacie disponibili, ed incontrare con grande stupore la stessa farmacista, che a quel punto comincia a prendersi seriamente a cuore le tue vesciche ai piedi…

7) Esistono un sacco di paesi in cui non c’è neppure un bar…anche se con gentilezza e simpatia, un caffè in val Borbera lo rimedi comunque, perché “Signora, quelli dell’ARCI sono scesi in paese a fare la spesa, ma se si accontenta della mia moka…” ed é così che ho conosciuto storie e personaggi incredibili (grazie signora Bruna di Macchello)!

8) Il rumore della corrente che scorre lungo i cavi dell’alta tensione é assordante, se incontro un pilone dopo 5 ore trascorse in solitaria sui sentieri.

9) Posso fare qualsiasi cosa da sola, anzi a volte DEVO… ciononostante avere qualcuno con cui condividere, che mi ama, crede in me e nei miei folli progetti, mi ha permesso di fare succedere le cose in un modo ancora più simile a come le volevo io! Altrimenti detto: Tania cara, se perdi la tenda sui sentieri ma non vuoi mollare l’esperienza così come l’avevi pensata, può essere che una persona speciale vada a comprarti una tenda al volo e, partendo da Milano alle sette di sera, te la porti in qualche sperduto comune della Val Borbera!

10) Se in Val Borbera dico a qualcuno che sono affamata, in pochi istanti mi ritrovo dotata di pomodori appena raccolti nell’orto. Ma anche acqua (grazie a un sacco di gente tra cui il signor Carlo di Croso), caffè (grazie a un sacco di gente tra cui la signora Celestina di Campassi e Carlo di Teo), crostate (mi hanno salvato tre mattine di colazioni sfortunate, grazie Ristorante Alpino di Cosola), vino, pane e salame (immensamente Angela di Vegni, che merita menzione speciale per la materna accoglienza e supporto che mi ha regalato).
N.d.r. Angela: questa donna è stata per me un rifugio, quel tipo di accoglienza che solo una mamma sa dare. Dopo 26 km percorsi quel giorno (89 in totale, a quel punto), avevo appena scoperto di aver perso la tenda lungo i sentieri. Lei mi ha accolta, supportata. Mi ha offerto la cena, un posto per riposare e lavarmi. Se non avessi trovato un’altra tenda per continuare, mi avrebbe accolta su un materasso. Si è svegliata all’alba per non farmi ripartire a stomaco vuoto, allontanando i cinghialotti che pare si fossero affollati intorno alla mia tenda. É andata anche a raccogliermi dei pomodori nell’orto con la torcia, pur di lasciarmi qualcosa da portare via. Non dimenticherò mai questa donna. Una mamma, ma soprattutto una ribelle, a modo suo.

11) Se faccio presente che da qualche giorno mi lavo solo nel fiume, qualcuno é anche disposto a offrirmi la doccia della sua camera in agriturismo (grazie al fantastico Adriano di Dova @Maggiociondolo) o mi mette a disposizione la sua struttura (Enrico & Seema @Parco Di Mongiardino) dove posso anche distendermi un po’ ‘sulle amache o fare un percorso sensoriale a piedi scalzi che mi ricarica come una powerbank di ultima generazione!

12) Lungo tutto il cammino nella valle posso incontrare cerbiatti, cervi e famiglie di caprioli semplicemente passeggiando per le strade principali. E anche lo scalpiccio di Bambi può farmela fare sotto, se arriva senza preavviso!

13) Anche quando gambe e piedi mi dicono basta, ho una riserva di energie che può farmi percorrere almeno altri 50 km.. perché i piedi possono portarmi ovunque!

14) Quando affronto un cammino con questo spirito, di giorno in giorno la lista di persone interessate a me, dunque da contattare per aggiornare sulle mie tappe e stato di salute, aumenta senza controllo!

15) Esiste un alberghetto, tra i monti, gestito da una coppia che non fa una vacanza dal giorno del matrimonio (19 anni fa), per dedicarsi interamente alla famiglia e alla cura di quel piccolo paradiso in pietra e legno che hanno ristrutturato con una disarmante fatica. Loro mi hanno aperto le porte della propria casa e della propria storia, di una vita che vivono con estrema fiducia rispetto al prossimo (meravigliosi Paola e Domi dell’albergo Alpi di Borassi).

16) Le donne sono capaci di tutto, ancora più se sono mamme. Grazie Irene, per il tempo illuminante trascorso insieme (e per la colazione)! Ci sono persone che amano libri e storie al punto da rincorrere le previsioni del tempo pur di mettere sempre i libri a disposizione di tutti (Grazie Susanna @ bookcrossing di Cabella – non mollare!).

17) Ci sono borghi minuscoli in cui qualche meraviglioso folle organizza ogni anno e con enorme impegno una corsa dei carretti conosciuta in tutta la valle (inarrestabile Carlo di Teo)!

18) Se hai con te una saponetta neutra, fiumi e torrenti are the new (or the old) Whirlpool lavasciuga!

19) Può capitarmi, camminando da ore nel bosco, di imbattermi in una serie di borghi completamente abbandonati, che mostrano ancora il passaggio dell’ultimo abitante, costretto a mollare nel 1961. E tra le decine di casette fatiscenti, magari ne trovo una parzialmente ristrutturata, con sentiero di ingresso battuto, e anziché tirare un respiro di sollievo me la faccio sottissimo e scappo via senza guardarmi indietro.

20) Dopo una giornata di acqua e sole, salite spaccagambe, nebbia e timore di non farcela, può capitarmi di sbucare sul piano di arrivo della terza tappa, ed essere abbracciata da un unico raggio di sole che filtra in mezzo ad una densissima corte di nubi. Chiamalo come ti pare: per me é stato un segno di benvenuto dolcissimo.

21) Resistono parroci guerrieri, profondi amanti della comunità ed instancabili lavoratori, che hanno sempre un bicchiere di vino da offrire, e che ravioli! (Grazie Don Luciano, Enzo ed il clan del @Maggiociondolo a Dova Superiore).

22) Anche se stanno cercando di farcela dimenticare, la nostra storia è importante, e ci sono ancora segni tangibili del passaggio (e del sacrificio) di chi ci ha consentito di essere ciò che siamo oggi, e di avere la libertà che abbiamo.

23) Tutto questo è stato possibile perché un ragazzo di 29 anni, amante del suo territorio, ha lavorato duramente per creare questo cammino, ha studiato, ripulito parte dei sentieri, creato rete, ed insieme alla sua famiglia sta facendo qualcosa di concreto per la sua terra. Grazie Giacomo per questa incredibile opportunità!

24) Tutti i miei “io sono” e “io non sono”, se non li metto in discussione, rischiano di rappresentare solo un limite che mi convince di potere o non potere fare qualcosa senza neppure averci provato.

Questo è stato un viaggio alla scoperta non solo di una valle unica e meravigliosa e della sua gente, a due passi da Milano, ma anche delle mie risorse e, perché no, dei miei limiti. 
Chiedo scusa a tutti i nomi smarriti, agli incontri non riportati. La memoria già vacilla su alcuni dettagli, rientrata nella “normalità” da un paio di giorni. Tornerò prestissimo in questa valle, alla quale per questo mi sentirò per sempre legata. Ci porterò la mia bimba, e chissà che in futuro…
Posterò tutte le foto possibili, perché il mondo deve conoscere questa terra selvaggia e stupenda.
Grazie Val Borbera!

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